ASSOCIAZIONE MEDICA 

 

Il Punto su:

Duttò, duttò currite….


Mi è stato chiesto di ritornare alla fisionomia originaria di questa…supposta, pardon di ques ta
rubrica.
Lo faccio volentieri, ma sempre col taglio ironico che inviti a riflettere.
Si sta spegnendo la grande epidemia stagionale dell’influenza; in questo periodo non ho potuto
godere degli amici medici per una passeggiata, una nuotata in piscina, quattro chiacchiere. Erano
stanchi, distrutti da giornate allucinanti: visite domiciliari, ambulatori oceanici. Mi raccontano tutti
lo stesso ritornello con le parole dei clienti, pardon dei pazienti: febbre alta, dolori a tutte le ossa, in
parecchi casi sintomi gastrici e intestinali… con tutto il corollario variopinto che solo i pazienti sanno
esprimere.
A nulla valgono le informazioni sbandierate: l’influenza è causata da un virus che si auto elimina, gli
antibiotici sono inutili, è caldeggiata la vaccinazione – che almeno te la fa beccare in forma lieve! –
basta bere molto, fare un carico di frutta e verdura fresca, ventiquattro ore al caldo, un ‘aspirina e
basta.
Una volta c’era il vecchio adagio di aspettare tre giorni di febbre prima di chiamare il medic o,
quando si era costretti a chiamarlo c’era la sana ansia della saponetta nuova, dell’asciugamano
pulita, della stanza in ordine….Il medico visitava, si tratteneva non solo alla ricerca di dettagli utili
alla diagnosi, ma si informava dei problemi della famiglia tutta, chiedeva dettagli di una precedente
visita. Se ne andava soddisfatto e appagato del suo lavoro, del suo essere in empatia col paziente.
Era il Medico di Famiglia!
Oggi, al primo banale rialzo di temperatura….”Dottò currite, tene ‘a freva alt a”! Per scrupolo il
medico va a casa, complice il timore di una denuncia (anche in metropolitana c’è la pubblicità che
invita a denunciare un qualunque danno ricevuto da “malasanità” e la prima cosa che deve fare
è…ascoltare quello che è stato già fatto complice –fino a qualche anno fa – l’enciclopedia della
medicina (non sorridete, è presente in tutte le case!) o, peggio ancora la fatidica frase: “Ho visto sul
computer, su Internet!” e’ giù strafalcioni vari e perdita di tempo. Soprattutto per il medico che
qualche caso serio c’è l’ha quella mattina.
Se qualcuno si riconosce, sappia che lo spirito di queste righe è quello di far pensare!
Vi starete chiedendo dove voglia andare a parare. Lo dico subito. Oggi la fisionomia del Medico di
Famiglia non c’è più; egli è barcamenato e strattonato tra mille situazioni che, spesso, poco hanno a
che vedere con la pratica medica: qualche medico mi ripete spesso che era bello mettere una mano
sulla pancia e temere di avere il dubbio di una appendicite, ascoltare un batti to cardiaco e sentire un
soffio, un battito irregolare…Oggi subito giù à a sparare esami, ecografie, consulti con lo
specialista…la paura di sbagliare è dietro l’angolo!
Mettiamoci d’accordo. Il paziente torni a fare il malato, e quindi paziente, il medico si riappropri con
onestà e umiltà del suo essere medico. Ma soprattutto, insieme, sarebbe bello tendersi la mano ed
insieme collaborare per una sanità efficiente e a misura d’uomo. Gli sprechi non sono solo quelli che
si leggono sul giornale, gli sprechi sono le provviste di farmaci (quando c’è lo sciopero delle farmacie,
mi dicono i medici, non si fa una ricetta: ci sono cassetti pieni zeppi di farmaci, per cui scatta l’altra
frase: “Dottò vedete se c’è qualcosa che va bene”!
Insieme recuperare il senso della empatia, della collaborazione reciproca non è impossibile, è fattibile
e si può fare. Solo se ciascuno fa la propria parte. Altrimenti…supposte per tutti!
Ginepro