ASSOCIAZIONE MEDICA
Il Punto su:
LO SCIOPERO
In ogni ordinamento democratico i diritti dei lavoratori sono sempre garantiti a patto che vengano osservati i doveri. Anche la nostra Repubblica, “fondata sul lavoro” sancisce il “diritto di sciopero”. Fin dagli albori della storia repubblicana lo sciopero si è sempre configurato come un arresto del lavoro, della produzione in modo da danneggiare il datore del lavoro (se preferite il padrone!). In questo modo, il datore di lavoro, vedendo venir meno il guadagno, la continuità della produzione, vedendo verificarsi un danno, era portato a scendere a compromessi con la “forza lavoro” – se volete la “classe operaia”. In questi termini, in occasione dello sciopero, il lavoratore si recava al lavoro, era presente, ma incrociava le braccia. Coraggio e forza erano determinanti!
Questo, oggi, non è applicabile a tutte le categorie di lavoratori. Nel nostro caso – liberi professionisti in un rapporto di convenzione con lo Stato – tutto ciò va visto in altra ottica. Il rapporto di convenzione è definibile con una espressione che rende l’idea in questo modo: io Stato ho bisogno di forza lavoro per avere determinati risultati e per coprire determinati vuoti; e la nostra Convenzione opta in questo senso: garantire la salute, fare prevenzione, educare ed informare. Che poi siamo medici e curiamo e prescriviamo è un tutt’uno che fa il totale. Comunque io medico convenzionato accetto di fare questo “favore” ed esercito il mio lavoro sottostando a determinati criteri: congruità di ore di apertura dello studio, accessi programmati, scheda di ricovero, monitoraggio delle prescrizioni e via dicendo.
Oggi è stato indetto una giornata di sciopero nazionale con delle motivazioni valide - ma che pagano lo scotto di pregressi silenzi, sotterfugi e connivenze – che hanno il sapore del punto di non ritorno. Come medici ci hanno portato a tutto questo con il silenzio assenso di tutti (anche le forze sindacali); ci hanno costretto ad una burocratizzazione che ben poco ha a che fare con l’investimento di trenta anni sui libri che ciascuno di noi ha speso nel fior fiore della propria gioventù. Abbiamo avuto dei contentini: vedi la gestione integrata del diabetico, i percorsi diagnostico-terapeutici, ma lo scotto pagato (ECM, EBM) è divenuto insostenibile. La potestà di curare, tipica di ciascun medico è andata a farsi benedire!
E allora come scioperare, come sponsorizzare le motivazioni e dare forza perché qualcosa cambi? Come ho scritto in altra riflessione, penso che il cambiamento debba venire dal basso, non possiamo aspettarci nulla che venga dall’alto: non abbiamo politici seri capaci di progettualità, non abbiamo interlocutori che conoscano appieno la realtà nostra e del mondo medico, e, soprattutto non abbiamo più persone capaci di incarnare l’essenza più profonda della politica, che è quella scienza che deve farsi carico dei problemi del cittadino per risolverli, non per peggiorarli o ignorarli!
Comunque la giornata è passata e, stando alle prime notizie degli organi di stampa, la partecipazione nazionale è stata del 74%. Non sono uno statistico per cui lascio la valutazione agli esperti – seri non tuttologi dell’ultima ora! – Nel nostro Distretto non ho notizie attendibili, per quanto riguarda la nostra Cooperativa, pare ci sia stata una sola non adesione. Anche qui non è compito mio analizzare questi dati. Dico solo – e non si è capito nel battibecco affettuoso di martedì pomeriggio – che il modo di scioperare è discutibile. Se è vero quanto detto prima, noi oggi abbiamo non scioperato, ma semplicemente interrotto il rapporto di convenzione per un solo giorno…standocene a casa. A chi abbiamo fatto danno? A chi abbiam arrecato il mancato introito di continuità di servizi? Domani i nostri studi registreranno il doppio dell’affluenza per cui non vedo l’utilità. Diverso sarebbe stato essere presenti negli studi (quello è proprietà del medico!), ma esercitare in libera professione, fatturare e dimostrare, così, che possiamo fare a meno della convenzione; se lo specialista, l’ospedale non accettano una prescrizione privata è un problema non mio di medico! Io non posso esimermi da quanto mi indica l’etica professionale (in virtù di questa e della collegialità ho tenuto il mio studio chiuso!) e se tutto questo lo portassimo avanti per una settimana, un mese, gli stessi Assistiti prenderebbero le nostre difese. Così, scusatemi, abbiamo solo avuto il risultato della detrazione di una giornata lavorativa!
di Antonio Ambrosanio