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ASSOCIAZIONE MEDICA

Il Punto su:

”Un quinto della popolazione napoletana scomparsa”

L’argomento di cui voglio discutere oggi è il problema dell’aborto. Sono cosciente che data l’importanza dell’argomento è facile parlare per luoghi comuni o scadere nel banale, pertanto se ciò dovesse accadere me ne scuso in anticipo.

Premetto che non sono contro la legge 194.

L’aborto esisteva ancor prima della legge, e vi era chi andava ad abortire con l’aereo nelle cliniche svizzere o a Londra, o c’era chi abortiva nei sottoscala e in mano alle mammane. Certo sono abbastanza vecchio per ricordare quando, subito dopo la pubblicazione della legge, ed in pieno femminismo, alcune donne consideravano il loro abortire come una tappa verso l’emancipazione, e si vantavano in pubblico di quello che avevano fatto. Ma per fortuna fu un periodo breve che finì presto.

Dicevo non sono contro la legge 194 e forse non sono neanche contro l’aborto. Diciamo che più che essere contro qualcosa mi sento a favore della vita fin dal suo esordio ed in tutte le sue espressioni. E come medico non posso ignorare che l’esordio della vita coincide con la fusione dei due gameti. E’ lì che scocca la scintilla e credo che vi siano poche cose così inequivocabilmente chiare in cui vi sia un prima ed un dopo chiaramente divisi. Ma essere a favore della vita significa assumersi delle responsabilità e soprattutto investire su di essa; probabilmente dietro il problema dell’aborto si nasconde l’incapacità della nostra società di investire sul futuro e di scommettere sulla vita stessa.

Anni fa una mia paziente disabile rimase incinta in seguito ad un rapporto occasionale. Neanche a dirlo il futuro padre sparì in breve tempo e la ragazza si trovò ad affrontare da sola il terribile dilemma se portare avanti la gravidanza o meno. Ricordo ancora l’angoscia di quei momenti, angoscia che sarebbe svanita in un attimo se la ragazza avesse deciso di abortire. Ma nonostante tutto era altrettanto chiaro, alla futura mamma, che il cedere alla paura di dover affrontare nuove responsabilità ed immani fatiche l’avrebbe sollevata per l’immediato, ma per lunghi anni ed in solitudine, probabilmente, si sarebbe pentita della paura di una notte insonne. Ora la ragazza è felice con suo figlio, che ormai è un ragazzo, e non ha nessun dubbio di aver fatto la cosa giusta. Certo se non ci fosse stata la famiglia alle sue spalle, ad aiutarla, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente, ma per fortuna c’è ancora molta gente che crede nel futuro e scommette sulla vita.

Arrivati a questo punto, penso a molti, verrà da chiedersi “ma a questo qui, ma come gli è venuto in mente di mettersi a parlare di aborto!”, e qui credo che inevitabilmente la discussione cada nel banale. Si perché l’idea di mettermi a discutere di certi argomenti mi è venuta semplicemente sfogliando l’elenco del telefono!   L’altro giorno cercavo sull’elenco telefonico il numero del signor Esposito Antonio e con mio disappunto mi rendevo conto che dovevo districarmi tra centinaia di omonimi. Più sfogliavo le pagine e più mi rendevo conto che gli Esposito erano centinaia se non migliaia. Non che questa mia scoperta sia alcunché di rivoluzionario, tutti sanno che a Napoli gli Esposito sono tantissimi. Ma non ho potuto fare a meno di pensare che se nei secoli scorsi l’aborto fosse stato di facile accesso, quasi certamente tutta questa gente non sarebbe esistita, e d’incanto circa un quinto della popolazione napoletana sarebbe svanita nel nulla.

Ma grazie a Dio tutta questa bella gente esiste,

ed i discendenti di questa Antica e Nobile Casata possono affollare i nostri studi!

Di Antonio Mura

 

 

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